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II Convegno Chitarristico

II Convegno Chitarristico, Bologna, Circolo della Stampa, 10 maggio 1934

      La «II Giornata Chitarristica italiana» è un fatto compiuto. Questa simpatica manifestazione annuale sorta nel 1933 per geniale iniziativa del prof. Romolo Ferrari, ha avuto quest’anno un successo che, per il numero degli intervenuti giunti da ogni parte d’Italia, per l’interesse delle argomentazioni trattate e per l’importanza delle decisioni prese, ha superato ogni aspettativa.
      Il congresso si è svolto sotto l’ègida della nostra rivista, i cui dirigenti hanno espletato il compito della sua organizzazione, e si è tenuto al «Circolo della Stampa» il quale, con alto senso dicomprensione e di cortesia, ha gentilmente posto a disposizione le sue sontuose sale.
      La giornata è stata così densa di avvenimenti importanti, così altamente significativa in ogni suo istante da lasciare ricordo non effimero nell’animo di quanti l’hanno, come noi, vissuta. Perciò la nostra cronaca sarà diffusa nel desiderio di non trascurare nessuna notizia, nessun particolare che possa avere un interesse per il lettore, per il cultore appassionato che fu costretto a rinunciare a questa lieta e fattiva riunione di chitarristi.

                                                                            I lavori della mattinata

      Una fulgida giornata di sole, che rende più bella ancora la «Dotta» nella rinnovata sua veste di opere recenti, accoglie i congressisti arrivati con i primi treni del mattino. Sono di poco passate le ore 9 che già cominciano a giungere nella sede del convegno i più impazienti, simpaticamente ansiosi di ritrovare vecchi amici e di conoscere nuovi amatori del nostro istrumento. Sono a riceverli il dr. Buscaroli, il prof. Ferrari e noi tutti della rivista. Notiamo tra gl’intervenuti un folto gruppo di cultori fiorentini quasi... capitanati dal cav. Parrini, musicologo assai noto negli ambienti musicali di Firenze, grande amatore di ogni cosa d’arte e perciò schietto amico della chitarra; inoltre chitarristi di Milano, Torino, Parma, Ferrara, Livorno, Bologna.
      Alle ore 10.30 la «II.a Giornata Chitarristica Italiana» ha ufficiale inizio. Il prof. Romolo Ferrari siede in qualità di presidente; Lando Orlich come segretario relatore.
      Nel suo breve discorso d’apertura il Presidente espone il concetto animatore di queste annuali riunioni: esse sono state create allo scopo principale di mantenere sempre viva l’attività dello studioso e cultore della chitarra e perché questi possa conoscere ed amare i suoi colleghi d’arte onde far sorgere una più salda comunione di spiriti entro la nostra famiglia.
      Porge quindi un saluto agli intervenuti e ringrazia a nome di tutti la Direzione del circolo ospite. Indi dichiara aperto il congresso formulando voti perché la nuova Italia, nel XII anno della Rivoluzione Fascista, veda al più presto l’affermarsi della nostra nobile arte.
      Data lettura dell’«ordine del giorno», il Presidente stesso riferisce in merito al primo argomento di esso: a) relazione sulla Rivista «La Chitarra». L’oratore ricorda brevemente come ebbe a sorgere il nostro periodico e come tuttora si sostenga per il disinteressato contributo, finanziario ed intellettuale, di un gruppo di ferventi amatori chiamati a far parte del comitato di direzione e alla collaborazione diretta.
      Ad essi gli intervenuti rivolgono un caloroso applauso. Il Presidente termina la relazione invitando tutti ad una benefica propaganda della Rivista e dichiarando aperta la discussione su proposte di modificazioni e su osservazioni critiche.
      In seguito a ciò alcuni deplorano l’eccessivo rigore critico di un articolo apparso recentemente riguardante i nostri classici e, considerandolo irriverente, chiedono una maggiore severità nel vaglio dei lavori da pubblicare. Il dott. Buscaroli a sua volta fa opportunamente notare che la serena critica d’arte, come nel nostro caso, deve sempre essere ammessa; che prima di essere ospitati sulla rivista gli articoli sono sottoposti a un attento esame; che comunque talune espressioni contenute nel lavoro in causa potevano tutt’al più offrire uno spunto polemico non mai intaccare l’integrità, del resto intangibile, dei classici.
      Viene accolta seduta stante la proposta di iniziare una rubrica in cui gli abbonati possano chiedere spiegazioni ed informazioni di qualunque genere inerenti alla chitarra e alla sua musica.
      Al paragrafo b) «Tecnica e musica chitarristica nella tradizione e nei loro nuovi orizzonti». Il Presidente, rilevando la profonda diversità tra la musica antica e quella moderna, fa notare la necessità di creare un metodo nuovo o almeno una specie di appendice ai metodi classici in uso che risponda alle esigenze della musica d’oggi. Varie sono le proposte e la discussione è lunga; finalmente il congresso trova unanime accordo nello stabilire quanto segue: «La Chitarra» indirà un concorso con le modalità che saranno comunicate a suo tempo per un’«Appendice a tutti i metodi», la quale dovrà essere una breve guida all’interpretazione e all’esecuzione della musica moderna, ossia dovrà constare di quegli esercizi, studi, indicazioni, che l’autore crederà più opportuni, affinché l’allievo entri con sicura tecnica e comprensione addentro alle tendenze musicali moderne. Una commissione formata dei Sigg. cav. Amedeo Parrini di Firenze, prof. Romolo Ferrari di Modena, prof. Aldo Ferrari di Milano, prof. Benvenuto Terzi di Milano e Edoardo Capirone di Torino, sceglierà il lavoro migliore rispondente a tutti i termini imposti, e verrà edito a cura della nostra rivista.
      Molte sono le proposte discusse entro gli ambiti del paragrafo c) dell’«ordine del giorno»: «Per un insegnamento ufficiale della chitarra e per un’abilitazione all’insegnamento». In definitiva viene accettata la seguente proposta del prof. Buscaroli: il Comitato di Direzione della nostra Rivista, non appena avrà ottenuta l’adesione e l’appoggio di una persona tecnica influente, inoltrerà all’On. Ministero per l’Educazione Nazionale un esposto particolareggiato rispecchiante l’importanza della Chitarra e della sua tradizione onde ottenere l’istituzione in tutti o in qualche Regio Conservatorio di una Cattedra stabile di chitarra con un insegnamento di ruolo, oppure, detto On. Ministero, disponga acciocché in ogni R. Conservatorio si nomini una commissione esaminatrice, formata da insegnanti dello stesso Istituto, più un membro estraneo all’insegnamento governativo, competente in materia chitarristica, la quale commissione si riunisca periodicamente e a seguito di un esame rilasci diplomi d’abilitazione all’insegnamento della chitarra.
      «Sull’opportunità di compilare una storia della Chitarra e dei chitarristi in lingua italiana» (paragrafo d) tutti sono d’accordo; quanto alla sua realizzazione sorgono molte divergenze. Scartata quindi la proposta di scrivere detta storia in collaborazione di un gruppo di studiosi, uniti in una sorta di Comitato con divisione di compiti, il Congresso dà l’incarico di attuare tale progetto alprof. Romolo Ferrari, secondo il suo avveduto criterio e profonda conoscenza in materia.
Si raccoglie anche la proposta di chiedere un contributo mediante un premio di incoraggiamento che la Reale Accademia, con alto senso d’arte, stanzia per iniziative di questo genere.
      Tra le «iniziative varie atte a dare collegamento fra musicisti e chitarristi» (paragrafo e) è degna di nota la proposta del cav. Panini di riportare in onore, come già un tempo, le composizioni di chitarra in unione ad altri strumenti come ad esempio nei «trii» con violino e viola o flauto e violoncello o nei «quartetti» con violino viola e cello o simili o nei «duetti» con violino, ecc.
      Ciò servirebbe ad interessare alla chitarra i molti professionisti e dilettanti di altri e più diffusi strumenti. Tutti i presenti si impegnano di propagare questo genere di esecuzione nei loro centri come anche di far conoscere la chitarra, qualora ciò sia in loro possibilità, ai maggiori nostri compositori contemporanei, onde scrivano e producano anche per il nostro strumento.
      Con un caldo appello a tutti gli intervenuti ad adoperarsi con ogni mezzo per un più fulgido avvenire della chitarra il Presidente, applauditissimo, dichiara tolta la seduta.

                                                                         Le visite e l’accademia pomeridiana

     L’interesse degli argomenti trattati ha fatto si che non ci si accorgesse del trascorrere del tempo, sicché quando ci rechiamo a colazione sono quasi le ore tredici. In una simpatica sala prospicente al giardino nel medesimo Circolo della Stampa un lungo desco imbandito con gusto mette una subitanea contentezza in tutti. Nessun discorso ufficiale, nessun brindisi d’occasione, ma sincera fraternità di spiri in mezzo alla più schietta allegria. Conversazioni animatissime s’intrecciano tra i commensali per ribattere qualche idea sostenuta al mattino o per dar libero sfogo alla gioia di ritrovarsi con un amico non veduto da tempo o con un collega conosciuto soltanto di sfuggita. Contentezza nell’animo di tutti; infatti poche volte accade che un numero così grande di persone, strettamente congiunte da un medesimo nobilissimo ideale, si trovino, come noi ora, riunite per tutta una giornata a discutere l’argomento preferito, a comunicarsi le proprie vedute, a conoscere nuove opinioni.
      Al levar delle mense si vuol conservare un tangibile ricordo di un’ora così simpaticamente trascorsa e si fanno alcune fotografie di cui siamo lieti presentarne una.
      Ma non c’e tempo da perdere, il programma ha le sue esigenze, sia pure formali.
     Tosto si forma un gruppo che sotto la guida cortese del dr. Vaccari si accinge a percorrere di volata le varie interessanti mostre cittadine.
     Un altro gruppo interpretando il desiderio espresso da molti dei partecipanti, si reca a casa di Luigi Mozzani, per un doveroso omaggio.
     Ci ritroviamo tutti nelle sale del convegno del mattino dove hanno luogo, secondo il programma fissato, le esecuzioni e i saggi dimostrativi, nonché gli esperimenti dell’ampliofono del prof. Brettagna.
     Hanno eseguito pezzi vari i Sigg. R. Vaccari e gli allievi R. Suzzi e L. Sassoli; G. Pezzoli; G. Giannini; L. Squarzoni; Cagnacci; M. Biagi e R. Ferrari.
     Rileviamo con vera soddisfazione che il nostro dilettantismo chitarristico non è una  cosa povera, non è un semplice diletto, ma qualche cosa di più, qualche cosa che si avvicina maggiormente all’espressione artistica. Infatti abbiamo notato un così vivo ed acuito senso d’arte, in tutti quanti si vollero esibire, da farci pensare se la chitarra non sia uno strumento privilegiato.
     È doveroso, ancora riconoscere i pregi dell’apparecchio del prof. Brettagna che sono emersi indiscutibili dalle ripetute prove tenute durante tutto il pomeriggio. Consiste in uno speciale amplificatore termojonico d’impulsi elettrici ottenuti mediante uno speciale congegno dalle vibrazioni del piano armonico dello strumento, il cui suono si desidera amplificare. Superate piccole non insormontabili difficoltà tecniche, possiamo essere certi che l’apparecchio del prof. Brettagna sarà un prezioso ausilio a tutti coloro che vorranno far sentire il proprio strumento in ampie sale e all’aperto.
     L’Accademia si e protratta fino alle ore 19.30 poi dopo un paio d’ore di libertà ci siamo riuniti ancora per ascoltare il concerto del nostro egregio collega valoroso chitarrista prof. Benvenuto Terzi. La cronaca del brillantissimo concerto è riportata in altra parte della rivista. La «II giornata Chitarristica Italiana» non poteva avere più degno coronamento. L’arte infatti di uno dei nostri più valenti concertisti ha entusiasmato non solo tutti noi chitarristi bensì anche il scelto ed attento pubblico che gremiva la sala. Prima di chiudere la cronaca di questa indimenticabile e significativa giornata chitarristica italiana viene spontanea questa logica conclusione: la chitarra in Italia sta compiendo passi da gigante verso una futura non lontana affermazione di strumento serio, completo, degno in tutto di star vicino agli altri strumenti solisti che oggi tengono il podio delle sale da concerto. Con il suo assurgere all’onore dell’insegnamento pubblico nei Conservatori, il che auspichiamo avvenga presto, otterrà quel riconoscimento ufficiale per conquistarsi la considerazione anche di coloro che altrimenti sarebbero restii ad accoglierlo benignamente.
     Ma ci accorgiamo di divagare; a noi non spetta il compito di fare apprezzamenti ma di trarre delle conclusioni. Dovevamo farvi la cronaca e questa è ormai finita.
Uscendo dal concerto del prof. Terzi, nell’accompagnare i partenti alla stazione ci accorgiamo di essere un po’ tristi, di quella leggera tristezza che vien sempre dopo una profonda soddisfazione.
    Ma ci lasciamo con un arrivederci al venturo anno.

 

L. Orlich, Fervore d’opere e di propositi nel Secondo Convegno dei Chitarristi Italiani, in «La Chitarra», I, n. 6, 1934, pp. 1-4.

 
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