Il 30 ottobre 2010 si è svolto a Modena, presso
le sale del palazzo Coccapani, il XXIII Convegno
Chitarristico. Anche quest’anno l’appuntamento,
realizzato in collaborazione con l’Accademia
Nazionale di Scienze Lettere e Arti, si è
rivelato una gradita occasione per approfondire
temi di ricerca intorno alla chitarra, ascoltare
musica e naturalmente incontrare maestri,
concertisti e studiosi.
La tradizione riportata in auge nel 2009 si è
dunque riconfermata come qualificato evento
capace di coinvolgere, nel senso autentico
dell’iniziativa, numerosi collaboratori e un
pubblico sempre più partecipe e propositivo.
Il comitato scientifico (costituito da Giuliano
Balestra, Simona Boni, Giovanni Indulti,
Vincenzo Pocci, Enrico Tagliavini) ha lavorato
con cura alla progettazione del convegno,
articolando la trattazione dei temi secondo un
ordine cronologico che ha offerto una rara
occasione per riscoprire, anche nella dimensione
del divenire storico, aspetti particolari e
inediti del passato e del presente
chitarristico. Le relazioni e gli interventi
musicali, tenuti da concertisti e studiosi di
riconosciuto valore, hanno così trasportato il
pubblico dalle sonorità della vihuela alla
musica contemporanea, in una continuità
espressiva e contenutistica assai apprezzata.
In occasione del Convegno inoltre sono state
organizzate presso le antiche sale del palazzo
due esposizioni di rilievo: una rivolta alla
liuteria, con gli strumenti più rappresentativi
dell’arte di alcuni costruttori italiani, e una
dedicata alle incisioni storiche, dal titolo
Discografia storica della chitarra in Italia:
incisioni, cataloghi e documenti negli anni
1920-1960.
Questa mostra, curata da Marco Bazzotti, ha
offerto un percorso attraverso rari documenti
sonori che hanno trasmesso fino ai nostri giorni
suggestive e sorprendenti
interpretazioni di noti concertisti, come
Antonio Amici,
Pasquale Taraffo, Luigi Mozzani, Renato
Giuseppini,
Elena
Padovani, Mario Gangi.
La giornata si è aperta con i saluti del prof.
Ferdinando Taddei, presidente dell’Accademia
Nazionale di Scienze Lettere e Arti.
Ha
preso poi la parola la curatrice
del convegno Simona Boni che ha illustrato
il progetto Chitarra in Italia, intorno
al quale si stanno riunendo importanti
contributi di ricerca musicale, presentando
quindi il XXIII Convegno Chitarristico che di
tale operosità è espressione autentica, in una
armonia di intenti capace di superare le
distinzioni fra ‘scuole’.
Il
primo intervento, dal titolo Emilio
Pujol e la vihuela all’Accadenia Chigiana, è
stato tenuto da Giuliano Balestra che ha
introdotto l’argomento
con l’esecuzione alla vihuela della Fantasia
del IV Tono di Luys Milan e della bellissima
e toccante Romance Paseabase el Rey moro
di Luys de Narvaez, con la partecipazione del
soprano Elisabetta Majeron. Dopo questa apertura
in musica
in omaggio al maestro Pujol,
Giuliano Balestra ha tracciato un inedito
profilo della fortuna dello strumento spagnolo
in terra italiana e del contributo fondamentale
dato in questo campo da Emilio Pujol,
concertista, didatta e musicologo nonché primo
docente di vihuela alla prestigiosa Accademia
Chigiana di Siena, dove ebbe per allievi alcuni
dei più importanti chitarristi dell’epoca quali
Alirio Diaz, John Williams, José Tomàs e Elena
Padovani.
Dopo
i fasti rinascimentali della vihuela la
trattazione è passata alla chitarra a cinque
cori che ha avuto nel Seicento il momento di
massima espressione artistica. Il tema è stato
affrontato dal compositore e musicologo Giovanni
Indulti, che ha svolto ricerche d’archivio su
fonti musicali coeve, rintracciando elementi di
contatto con la scrittura strumentale
violinistica dell’epoca. La relazione ha inoltre
messo in evidenza il contributo compositivo
di Francesco Asioli, chitarrista seicentesco
‘dimenticato’ attivo nel ducato di Modena e
Reggio Emilia, attraverso i due rari esemplari
di intavolature dell’Asioli oggi conosciuti.
L’intervento musicale di Rosario Cicero ha
quindi offerto la possibilità di apprezzare
alcune danze di Francesco Asioli (Allemanda,
Corrente, Sarabanda, Giga), inoltre la
Chaconne e le straordinarie variazioni delle
Folies d’Espagne di François Le Cocq,
affascinando il pubblico attraverso le sonorità
e i ritmi accattivanti della chitarra barocca a
cinque cori. Perfetta è stata la fusione tra le
tecniche spagnole del rasgueado e del
repicco, le cadenze armoniche e le frasi
melodiche, assolutamente coinvolgente il
risultato musicale e insieme visivo di una mano
destra che sembrava essa stessa danzare sulle
corde della chitarra.
Proseguendo nel percorso storico, Mario Dell’Ara
ha delineato un ritratto storico della Parigi
della prima metà dell’Ottocento e della sua
ricca attività musicale. All’interno di questo
acceso panorama artistico si svolse una delle
più note discussioni metodologiche, quella tra
carullisti e molinisti, talmente animata da
essere argutamente raffigurata da Charles de
Marescot nella famosa litografia inserita nel
libro La Guitaromanie del 1829, poco
prima che il diverbio si spostasse da
riflessioni tecniche a questioni politiche.
La mattinata si è conclusa con un omaggio alla
poetica ottocentesca della chitarra proposto da
Filomena Moretti: l’interpretazione ricca di
espressività della Grande Sonata di
Niccolò Paganini e del notturno Rêverie
di Giulio Regondi ha suscitato un tributo
caloroso del pubblico, ammaliato dalle armonie
sognanti e dagli slanci virtuosistici che
trovano in queste pagine perfetta fusione, come
la stessa Filomena Moretti ha magistralmente
dimostrato.
Dopo il momento conviviale offerto ai convenuti
nelle sale del palazzo, in una serena e lieta
atmosfera, resa appena trepidante dalla gradita
occasione per conversare con i maestri e i
colleghi provenienti da varie città italiane, i
chitarristi si sono riuniti nella Sala degli
Specchi per il consueto ritratto di gruppo
realizzato dal fotografo Marco Cavina.
La sessione pomeridiana è stata aperta con
un’interessante ricerca svolta dall’architetto
Carla Costa sulla ricorrenza della chitarra
nella pittura italiana dell’Ottocento,
piacevolmente correlata dalla proiezione delle
immagini trattate. L’apporto dell’iconografia è
fondamentale nell’analisi di aspetti culturali,
estetici e organologici, capaci di rivelare
elementi significativi della pratica e della
tecnica chitarristica del tempo: basti pensare
alla ‘fortuna’ della lira-chitarra nel XIX
secolo, evidente anche nella ritrattistica, e
alle relative sperimentazioni costruttive.
Risulta dunque di notevole valore lo studio
documentato e sistematico di queste fonti che la
studiosa sta attualmente conducendo.
L’apertura al Novecento è avvenuta sulle note
del Memento per chitarra e quartetto
d’archi del compositore tedesco Herbert Baumann.
L’opera, dedicata alla memoria di Romolo Ferrari
ed eseguita per la prima volta in occasione XXI
Convegno Chitarristico tenutosi a Tokio nel
1962, è stata proposta nell’intensa
interpretazione di Massimo Nalbandian e del
Quartetto di Modena (Matilde Di Taranto violino
primo, Laura Garuti violino secondo, Montserrat
Coll Torra viola, Laura Benvenga violoncello). Non potendo essere presente a Modena, il compositore ha
inviato una lettera che è stata letta come
presentazione all’esecuzione, esprimendo
l’augurio di pieno successo al XXIII Convegno
Chitarristico.
A seguire un approfondimento sui rapporti
chitarristici tra Italia e Russia tra Ottocento
e prima metà del Novecento è stato curato da
Alexander Mirònov, che ha eseguito opere
per chitarra a sei e a sette corde fra le quali
le applauditissime variazioni su temi popolari
russi di Michaíl Vysótskij e Andréj Sìhra e le
brevi ma suggestive pagine per eptacorde di
alcuni chitarristi-compositori italiani (Pensiero
Nostalgico di Federico Orsolino, Mesta
Canzone di Giovanni Murtula, Piccola
Arabesca di Primo Silvestri).
Una
riflessione sugli attuali sviluppi compositivi
dal titolo Una proposta di nuova musica: una
risorsa per la chitarra? è stata oggetto
dell’intervento di Piero Bonaguri, che
ha proposto un inedito
abbinamento tra esecuzione musicale e opere
d’arte del Novecento e contemporanee, fornendo
una possibile chiave di lettura di ricerche
linguistiche e timbriche, analizzate in
relazione alla
problematica
complessa del rapporto tra la nuova musica ed il
pubblico. I brani
proposti sono nati da una collaborazione del
chitarrista stesso con i compositori (Paolo
Ugoletti, Adriano Guarnieri, Roberto Tagliamacco,
Davide Anzaghi, Gilberto Cappelli, Pippo
Molino), collaborazione che ha portato negli
ultimi anni alla creazione di un nuovo ricco
repertorio.
In questa atmosfera decisamente Novecentesca si
inserisce anche l’intervento di Cristiano
Porqueddu sul tema Melancholia: solitudine e
materia nella musica di Angelo Gilardino. La
relazione, particolarmente apprezzata per la
profondità dell’analisi e la ricchezza delle
implicazioni, ha delineato un percorso denso di
riferimenti letterari e artistici dedicato
all’opera del compositore vercellese.
La conclusione della giornata è stata affidata a
Enrico Tagliavini che ha rievocato con
toni intensi e sentiti l’importante apporto di
alcuni chitarristi-compositori della prima metà
del Novecento, eseguendo quindi opere di
Benedetto Di Ponio, Romolo Ferrari, Giovanni
Murtula, Benvenuto Terzi. Questi i nomi di
alcune notevoli personalità che hanno dato un
impulso fondamentale alla realtà chitarristica
del loro tempo, attivandosi inoltre, al di là
dell’interesse personale, per il riconoscimento
dello strumento anche a livello istituzionale.
Nel segno di questa riflessione insieme umana e
artistica si è concluso il XXIII Convegno
Chitarristico, con l’auspicio di proseguire
negli anni a venire, nel desiderio di continuare
a lavorare insieme condividendo la passione per
lo strumento che, come Tagliavini ha ricordato
alla fine del Convegno, «più di tutti risuona
vicino al cuore».
S. Mastrogregori, Il XXIII Convegno Chitarristico
Programma Presentazione
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