Il 29 ottobre 2011
in collaborazione con l’Accademia Nazionale di
Scienze, Lettere e Arti si è svolto a Modena il
XXIV Convegno Chitarristico. Anche quest’anno il
comitato scientifico ha proposto un appuntamento
di particolare rilievo, confermando una rigorosa
impostazione musicologica secondo un efficace
approccio cronologico, dalle origini della
storia chitarristica agli sviluppi attuali, già
sperimentato con successo nel convegno del 2010
e ormai divenuto peculiare di questa iniziativa.
Questo taglio ha infatti permesso di cogliere
con maggiore profondità significativi aspetti
legati allo strumento nel suo svolgimento
storico, e costituirà, anche per gli
appuntamenti futuri, un elemento di continuità.
Le relazioni e gli interventi musicali hanno
descritto un percorso ricco di nuove
acquisizioni, dalla vihuela e dalla chitarra
rinascimentale alla musica contemporanea,
attraverso l’Ottocento di Carulli e Schubert,
gli sviluppi novecenteschi di Villa-Lobos e
dell’eredità segoviana, fino a includere le
ricerche sonore sperimentate dalle nuove
generazioni di compositori.
In occasione del Convegno sono state organizzate
due esposizioni: una sulla liuteria
chitarristica italiana dei nostri giorni, e una
dedicata al maestro trentino Cesare Lutzemberger
(1918-2008), curata della figlia Norma che ha
messo a disposizione documentazione di
particolare interesse storico appartenente al
fondo musicale di famiglia. Si è così avviato
il progetto di realizzare nei prossimi convegni
una serie di mostre documentarie su importanti
personalità che si sono distinte per il loro
impegno artistico intorno alla chitarra,
celebrandone la memoria con l’esposizione di
documenti inediti, oggetti e cimeli musicali,
autografi ed altre rarità conservate in archivi
e in collezioni private, non sempre accessibili
al pubblico.
La giornata si è aperta con i saluti del prof.
Ferdinando Taddei, presidente dell’Accademia
Nazionale di Scienze Lettere e Arti.
Ha preso poi la parola la curatrice del
convegno Simona Boni che ha illustrato
nuovi e inediti contributi di studio promossi da
Chitarra in Italia in collaborazione con
vari studiosi e maestri, presentando quindi il
XXIV convegno chitarristico e gli interventi
della giornata.
La mattinata è iniziata col contributo
Comiença la musica para guitarra
a cura di Massimo Lonardi, illustre esperto di
musica antica, che ha eseguito splendide pagine
rinascimentali per vihuela. Questo strumento
rappresenta il vero predecessore della chitarra:
un autentico inizio quindi, esemplificato anche
nel titolo che suggerisce emblematicamente,
nella scelta linguistica, l’origine iberica di
questo particolare repertorio. Le opere di
Luys Milan, Diego Pisador,
Alonso Mudarra, Luys de Narvaez
costituiscono
infatti un riferimento imprescindibile per la
letteratura chitarristica sviluppatasi nei
secoli successivi, in epoche e contesti
differenti.
Il piacere di
ascoltare questa musica piena di fascino sullo
strumento per cui era stata scritta e concepita
si deve anche al lavoro fondamentale di liutai
specializzati nel restauro e nella ricostruzione
di esemplari storici. In questa direzione si
inserisce perfettamente la seconda relazione
della mattinata tenuta dalla liutaia Anna
Radice, che ha illustrato l’intenso lavoro di
studio su fonti iconografiche e testuali nonché
su rarissimi strumenti d’epoca giunti fino a
noi. Accurate ricognizioni hanno permesso di
ricostruire una chitarra a quattro ordini di
corde del XVI secolo, strumento diffuso in
Spagna, Francia, Paesi Bassi e Inghilterra fino
alla fine del Cinquecento. L’interessante
spiegazione, specifica e precisissima nei suoi
riferimenti documentari, è stata affiancata
dalla presentazione di interessanti immagini e
dall’esposizione di due chitarre a quattro
ordini di corde ricostruite dalla liutaia
stessa.
Sulla linea di continuità di un’indagine insieme
musicale e organologica si apre l’intervento di
Eleonora Vulpiani, con le gentili movenze di una
Siciliana di Francesco Molino eseguita su
una pregevole copia storica di lira-chitarra
Fabbricatore realizzata dal liutaio Gerardo
Parrinello. Dopo questa introduzione musicale,
Eleonora Vulpiani ha delineato la storia di
questo strumento particolarissimo, diffuso
principalmente a Parigi tra la fine del
Settecento e i primi vent’anni dell’Ottocento,
in corrispondenza con il periodo Neoclassico: ed
è proprio dall’estetica greco-romana che
derivano le linee eleganti che i liutai
dell’epoca seppero interpretare con ricercato
gusto artistico, come testimoniato dalle
numerose immagini raccolte dalla relatrice. La
lira-chitarra trovò largo consenso tra
l’aristocrazia francese e in breve tempo si
diffuse nelle maggiori corti europee, suscitando
l’attenzione di alcuni tra i più autorevoli
compositori dell’Ottocento che ad essa
dedicarono un repertorio specifico.
Ancora in riferimento al
contesto ottocentesco, Nicoletta
Confalone ha introdotto un approfondimento sul
rapporto tra Schubert e la chitarra, già
argomento della sua tesi di laurea in
Musicologia Un angelo senza paradiso: la
chitarra alla ricerca di Schubert. La
studiosa ha saputo mettere in evidenza con
un’analisi di notevole spessore il carattere
intimista comune al compositore e allo
strumento, rivelando la storia di un rapporto
mancato, di cui rimane traccia nel Terzetto
Zur Namensfeier meines Vaters D 80 per due
tenori, un basso e chitarra e nella
rielaborazione del Notturno op. 21 di
Matiegka, trasformato in Schubert nel
Quartetto D 96.
A conclusione della
mattinata l’intervento di Francesco Biraghi ha
offerto una preziosa occasione per approfondire
il contributo di Ferdinando Carulli alla musica
cameristica con chitarra. Un’indagine attenda
sul corpus delle opere di questo
chitarrista-compositore ha gettato nuova luce
sul suo vivace e raffinato stile compositivo,
che proprio in questo repertorio – per certi
aspetti non ancora riconosciuto in tutta la sua
importanza – offre la piena espressione di
un’epoca. Il Classico Terzetto Italiano (Ubaldo
Rosso al flauto, Carlo De Martini al violino e
Francesco Biraghi alla chitarra) ha
dedicato alle opere di
questo ‘napoletano a Parigi’ uno studio
rigoroso, proponendo al convegno una
applauditissima esecuzione con strumenti d’epoca
del Notturno op. 24/II n.1.
Come di consueto il pranzo
offerto nelle sale del palazzo è stato
un’occasione gradita di conversazione e di
convivialità. Dopo il ritratto di gruppo dei
maestri intervenuti realizzato dal fotografo
Marco Cavina,
i lavori del convegno sono ripresi puntualissimi
nel primo pomeriggio.
L’affermata
concertista Sara Gianfelici ha presentato
un programma evocativo, sul tema
Paesaggi
dell’anima tra Ottocento e Novecento,
interpretando con grande espressione e ricchezza
di sfumature alcune celebri pagine
chitarristiche:
dal canto di
malinconia e struggimento dell’Elegie di
Mertz, ai brillanti ritratti di Tàrrega (Adelita,
Marìa, Marieta, Pavana, Estudio de
Velocidad), per finire con le note quasi
impressioniste dei tre tempi de La Catedral
di Barrios Mangoré.
Di grande interesse
musicologico si è rivelata la relazione di
Frédéric Zigante dedicata ai suoi lunghi anni di
ricerche sulla musica per chitarra di
Villa-Lobos, che lo hanno portato a spostarsi
tra gli archivi parigini della casa editrice Max
Eschig, la Fondación Andrés Segovia di Linares e
il Museo Villa-Lobos di Rio de Janeiro. Il
maestro ha spiegato come sia arrivato a curare
una nuova edizione critica delle musiche del
compositore brasiliano, spinto dal desiderio di
scoprire il motivo dei numerosi refusi e
incongruenze tra le edizioni delle opere di
Villa-Lobos (soprattutto i Douze Études)
e i vari manoscritti ritrovati. A completamento
dei contenuti della relazione, i convenuti hanno
ricevuto un libretto – stampato per l’occasione
di questo convegno – contenente un accurato
estratto del lavoro analitico condotto da
Zigante e confluito nella sua recente edizione
critica delle opere di Villa-Lobos.
Gli attuali sviluppi nell’ambito della
composizione chitarristica sono stati affrontati
alla luce di due diverse esperienze, nate da
differenti terreni di sperimentazione sonora.
Andrea Dieci ha proposto l’esecuzione di tre
brani di Nicola Jappelli: Light Frameworks,
Sectional drawings e Sharp Outlines.
Queste opere, scritte per lo stesso Andrea Dieci
tra il 2002 e il 2007, rivelano particolarissime
scelte timbriche e sviluppano un discorso
musicale capace di muoversi in contesti armonici
inusuali per la chitarra, resi possibili anche
dall’utilizzo della scordatura al basso. Ne
risulta un impasto linguistico di evidente forza
espressiva e caratterizzazione ritmica che l’intrepretazione
di Andrea Dieci ha saputo comunicare
magistralmente.
Altro contesto espressivo
è quello creato dal chitarrista e compositore
Ganesh Del Vescovo. Il titolo del suo
intervento, La chitarra senza confini, ci
introduce alla sua costante esplorazione delle
molteplici possibilità espressive della
chitarra, secondo un approccio – insieme
strumentale e compositivo – che lo ha portato a
sperimentare modificazioni dello strumento.
Esito di questa ricerca è ad esempio la
chitarra cikari, ideata dal maestro
aggiungendo all’accordatura tradizionale due
corde di metallo con un ponte mobile. Il
pubblico del convegno ha avuto la possibilità di
ascoltare questo suggestivo strumento
nell’esecuzione di due composizioni tratte da
una serie intitolata Risonanze. Ganesh
Del Vescovo ha poi eseguito altre sue
composizioni per chitarra classica: una
Fantasia ispirata a melodie indiane e
caratterizzata da uno sviluppo musicale legato
al sistema occidentale, due Studi (sul
pizzicato e sulle percussioni)
di grande interesse
per le tecniche introdotte in sinergia col
linguaggio musicale,
e la composizione Schegge di luce che ha
ottenuto il 1° premio al Concorso Internazionale
di Composizione “Claxica 2011”.
La giornata si è
conclusa con la sentita relazione di Alvaro
Company. Chitarrista, compositore e didatta,
maestro di generazioni di chitarristi (tra
l’altro primo docente, nel 1965, nella
neo-istituita Cattedra di Chitarra presso il
Liceo Musicale “O.Vecchi” di Modena), Alvaro
Company è stato allievo e amico di Andrés
Segovia. Facendo riferimento a questa
frequentazione artistica durata anni, egli ha
potuto analizzare e riflettere sul significato
degli insegnamenti
del maestro andaluso. Da qui l’invito rivolto a
tutti i chitarristi
per non dimenticare
il senso delle indicazioni tracciate da Segovia
col suo esempio umano e artistico e col suo
operato didattico: occorre riprendere i suoi
preziosi studi sul timbro, dedicarsi con maggior
interesse alla musica da camera per chitarra e
ai concerti con l’orchestra, rafforzare il
rapporto con i compositori.
Nelle illuminanti
parole del maestro Company si è condensato un
messaggio profondo, condiviso dallo stesso
spirito del convegno: è necessario conoscere il
passato per avere uno sguardo più consapevole
verso il futuro, in un colloquio generazionale
di maestri, di concertisti, di nuovi allievi. La
ricerca, lo studio, il lavoro continuo su più
fronti musicali, la capacità di riconoscere
criticamente il valore di quanti, anche prima di
noi, hanno contribuito ad aprire nuove
prospettive: queste sono le strade da percorrere
per valorizzare le infinite potenzialità delle
sei corde.
S. Mastrogregori,
Il XXIV Convegno Chitarristico
Programma Presentazione
delle relazioni
Fotografie
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