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XXVII Convegno Chitarristico

XXVII Convegno Chitarristico, Brescia, Teatro del Chiostro di San Giovanni, 25 ottobre 2014

Sabato 25 ottobre 2014 si è svolto a Brescia, presso il Teatro del Chiostro di San Giovanni, il XXVII Convegno Chitarristico. Molto positiva è stata l’accoglienza dell’iniziativa nella città di Brescia, ricca di cultura e tradizioni musicali e unanimemente riconosciuta oggi come centro chitarristico di rilevanza nazionale. Grazie alla collaborazione della prestigiosa Accademia della Chitarra fondata e diretta dal M° Giulio Tampalini si è potuto realizzare un’altra importante edizione di questo incontro annuale, che ha così consolidato il suo carattere itinerante volto a coinvolgere sempre nuove energie per le finalità di ricerca del progetto.

La mostra biografica abbinata a questa XXVII edizione del Convegno è stata dedicata a Elena Padovani (1923-2005), una figura di grande levatura artistica, musicista raffinata riconosciuta anche per i suoi meriti nell’insegnamento. Prima donna titolare della cattedra di chitarra nei conservatori italiani, insegnò per molti anni al Conservatorio “C. Monteverdi” di Bolzano, rivelando una profonda vocazione didattica nella quale faceva convergere senza risparmio tutta la sua personale esperienza artistica. Questa esposizione documentaria è stata resa possibile grazie alla preziosa disponibilità di Elena Lodi, allieva di Elena Padovani negli anni parmensi, oggi premurosa custode del suo archivio.

Come di consueto, a corredo e completamento dei contenuti proposti in questa giornata di studi musicali, sono state consegnate al pubblico le cartelline di sala con materiali di approfondimento, unitamente all’omaggio del cd pubblicato dall’etichetta Brilliant Classics Giorgio Mirto - chamber works with guitar, gentilmente offerto dall’autore stesso, e del volume Benedetto Di Ponio. Profilo artistico e didattico del primo docente di chitarra nei Conservatori italiani di Giuliano Balestra, offerto dal Centro Culturale “Fernando Sor”.

La giornata si è aperta con i saluti del presidente dell’Accademia della Chitarra di Brescia Giulio Tampalini. Ha preso quindi la parola la curatrice del Convegno Simona Boni che ha aperto i lavori di studio del XXVII Convegno presentando gli interventi dei maestri e dei relatori.

Il primo intervento, incentrato sulle origini del repertorio chitarristico, è stato tenuto da Andrea Damiani che ha presentato le sue ricerche sulle musiche di Robert Di Visée e di altri autori tramandate dal manoscritto Rés. F-844 della Bibliothèque Nationale di Parigi. Si tratta di una straordinaria raccolta di musiche per chitarra del tempo di Luigi XIV che ci ha trasmesso non solo musiche originali di vari autori, ma anche diverse trascrizioni per chitarra tratte dal repertorio coevo del clavicembalo e degli strumenti ad arco, inclusi anche alcuni interessanti adattamenti dalle opere e dai balletti di Lully, Campra e Rameau. In particolare questo repertorio si ricollega non solo a una tradizione precedente (si pensi da esempio alle intavolature liutistiche dei madrigali e delle chanson), ma anche al successivo sviluppo ottocentesco di trasposizioni e rielaborazioni chitarristiche su temi operistici. I brani sono stati eseguiti su un prezioso esemplare originale: una chitarra René Parizot costruita a Nantes nel 1777.

Nel successivo intervento, dedicato ancora al repertorio antico, Mario D’Agosto ha presentato il suo lavoro di ricerca e di analisi sulle opere per liuto di J.S. Bach, che presentano ancora oggi numerosi problemi di interpretazione ed esecuzione sia sul liuto che sulla chitarra. Questa accurata indagine, realizzata anche grazie al determinante contributo offerto da Giovanni Scaramuzza Fabi col volume Le opere per liuto di J. S. Bach - Analisi,  è confluita nella recente incisione realizzata da Mario D’Agosto sul liuto  (J.S. Bach - Complete music for lute, Brilliant Classic), apprezzata dalla critica specializzata per la coerenza nelle scelte esecutive e per il risultato armonioso e fluido nella resa del contrappunto e del fraseggio. Poiché questo repertorio viene tradizionalmente eseguito anche in ambito chitarristico, si è voluto evidenziare con questa relazione l’importanza delle scelte espressive e degli inevitabili adattamenti strumentali, proponendo valide idee per nuove riflessioni e realizzazioni in questo delicato ambito di ‘traslitterazione strumentale’.

Proseguendo nel percorso cronologico tracciato tradizionalmente dal programma del Convegno, sono state presentate nella seconda parte della mattinata tre significative tematiche relative al repertorio chitarristico del XIX secolo.

Il duo Marco e Stefano Bonfanti ha relazionato in merito alle ricerche condotte su opere originali per due chitarre del primo Ottocento riconducibili al genere della Serenata, del quale sono state messe in luce le peculiarità stilistiche e il tipico carattere brillante e virtuosistico, anche attraverso il confronto col divertimento e la cassazione. Il Duo Bonfanti ha quindi proposto al pubblico una raffinata interpretazione della Serenata op. 96 di Ferdinando Carulli, preceduta da una accurata analisi della struttura compositiva, riconoscendola come emblematica di questo genere. L’esecuzione ha offerto un eccellente esempio di prassi esecutiva filologica ed è stata tenuta su copie di chitarre modello Stauffer-Legnani del 1829 costruite dal liutaio Bernhard Kresse di Colonia.

A seguire Leopoldo Saracino ha approfondito un altro aspetto della produzione di Carulli, quello dedicato al duo viola e chitarra con l’opera op. 137 (Deux Duos pour Alto et Guitare). Si tratta di una formazione ‘inusuale’ per l’epoca, eppure particolarmente suggestiva per l’accostamento timbrico. L’interesse per questa formazione si inserisce nella rinnovata attenzione, in auge nel primo Ottocento, verso le possibilità timbriche e virtuosistiche anche di strumenti tradizionalmente ‘meno sfruttati’ in veste solistica: Carulli ha quindi saputo cogliere questa attenzione, viva nella pratica della Hausmusik, regalandoci questa opera che costituisce quasi un unicum nel repertorio dell’epoca. Grazie alla partecipazione della violista Judit Földes il pubblico ha potuto apprezzare una bellissima interpretazione di queste pagine realizzata su strumenti d’epoca.

A conclusione della mattinata Emanuele Buono ha proposto l’esecuzione di due significativi autori dell’Ottocento rappresentativi del fondamentale contributo italiano e spagnolo al repertorio dell’epoca: Giuliani e Aguado. Nel periodo che vede affermarsi in Europa la chitarra nella sua forma moderna, quella a sei corde, furono infatti proprio gli italiani e gli spagnoli, che tradizionalmente avevano coltivato le forme precedenti di liuti e chitarre, a offrire i maggiori contributi di repertorio al ‘nuovo’ strumento. La Rossiniana n. 1 op. 119, ricca di effetti strumentali di inaudita brillantezza, e il secondo dei Trois Rondo Brillants op. 2, pervaso da un’atmosfera intensamente poetica, sono stati interpretati da Emanuele Buono con grande intensità ed eleganza espressiva, coinvolgendo profondamente il pubblico.

Al termine della mattinata i maestri intervenuti si sono riuniti sul palco del Teatro per la fotografia di gruppo realizzata da Luca Marazzi. A seguire si è tenuto il pranzo, sempre gradita occasione di conversazioni e saluti fra i convenuti, in un accogliente ristorante del centro storico di Brescia.

I lavori del Convegno sono stati riaperti nel primo pomeriggio con l’intervento a cura di Dora Filippone che ha esposto un articolato percorso di ricerca sugli autori d’inizio Novecento. Dora Filippone ha poi proposto all’ascolto, unitamente alla mandolinista Elena Parasacco, una scelta di musiche di vari autori, alcune delle quali recuperate attraverso impegnative ricerche in archivi privati. Tra le musiche eseguite si è voluto dare particolare rilievo ad alcune opere di Ermenegildo ed Ettore Carosio, musicisti eclettici che hanno saputo tradurre in uno stile nuovo le diverse suggestioni musicali della loro epoca. Ai fratelli Carosio si deve infatti la creazione di uno stile musicale unico tra classico e swing.

A questo punto del Convegno è stata inserita la relazione dello studioso belga Jan de Kloe che ha tenuto in lingua italiana un approfondimento sul chitarrista e medico russo Boris Perott. Ricordato come il primo maestro di Julian Bream, Perott ha dato un grande contributo al mondo della chitarra in Gran Bretagna, rendendosi attivo promotore di innumerevoli iniziative fra le quali l’impulso alla creazione della Società Filarmonica dei Chitarristi a Londra nel 1929. L’impegno parallelo di medico e di chitarrista non venne mai meno nella sua esistenza e oggi possiamo riconoscere i meriti di questa figura anche grazie alle accurate ricerche biografiche condotte da Jan de Kloe e raccolte nel volume Boris Perott. A life with the Guitar.

La partecipazione di Bruno Giuffredi ha permesso di mettere in luce, attraverso l’esecuzione una significativa scelta di opere, il valore emblematico di alcuni di compositori attivi nel Novecento e nell’epoca contemporanea e riconducibili a una linea di continuità che trova nelle opere di Franco Margola un passaggio imprescindibile. La ricerca di un nuovo idioma espressivo capace di rintracciare nella memoria del passato la sua origine è una caratteristica del linguaggio musicale del compositore bresciano che ci ha lasciato un cospicuo numero di opere per chitarra sola e in organico con altri strumenti.

Come già in altre edizioni del Convegno, si è voluto riservare uno spazio adeguato anche alle nuove ricerche nell’ambito della liuteria. In questa direzione è stata di grande interesse la relazione tenuta da Giuseppe Cuzzucoli e da Mario Garrone sulla costruzione della chitarra, con l’illustrazione di nuove tecniche più ampiamente descritte nel volume di recente pubblicazione curato dai due autori dal titolo La progettazione della chitarra classica. Cuzzucoli e Garrone hanno messo in evidenza vari aspetti metodologici, maturati attraverso una lunga esperienza di collaborazione, incentrati anche sull’apporto dei moderni strumenti tecnologici di analisi che possono efficacemente integrare le tecniche tradizionali, ottimizzando lo strumento già durante le fasi di costruzione.

Nell’intervento dal titolo Nuovi confini della musica del Novecento, Giorgio Mirto ha illustrato alcuni aspetti della sua personale ricerca compositiva per trio di chitarre. Nella sua ampia produzione per questa formazione trovano spazio sei composizioni delle quali l’autore ha spiegato l’origine compositiva, presentandone poi l’esecuzione insieme a Giulio Tampalini e Alessandro Minci. In questi sei ‘omaggi’ la ricerca è stata indirizzata a cogliere l’essenza armonico-rimico-melodica del materiale di partenza (alcuni temi dei più famosi gruppi rock anni Settanta) che è stato poi rielaborato in una veste totalmente originale, ‘trasformando’ la matrice iniziale e ricontestualizzandola in un linguaggio nuovo, di grande efficacia espressiva.

La conclusione del Convegno è stata affidata a Giuliano Balestra che ha evidenziato luci ed ombre di alcuni importanti momenti della storia chitarristica nella seconda metà del Novecento attraverso la narrazione del suo personale percorso artistico, dall’ingresso al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma nel Corso Straordinario di Chitarra da Concerto allora istituito (anno accademico 1954-55) all’incontro ai corsi dell’Accademia Chigiana di Siena con i maestri Emilio Pujol e Andrés Segovia, dal debutto a Parigi nel 1968 presso la sala Chopin Pleyel alle collaborazioni artistiche con illustri musicisti e attori di prosa, dalla sua feconda attività didattica alla fondazione nel 1972 del Concorso Internazionale di Chitarra “Fernando Sor”, fino all’attuale impegno in ambito compositivo. 

E proprio con l’esecuzione di una sua composizione, Sequenza, il maestro Balestra ha voluto concludere questo Convegno, offrendoci una intensa e illuminante testimonianza di amore e lealtà verso la musica e verso la chitarra.

 

 

L. Marazzi, Il XXVII Convegno Chitarristico

 

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