Sabato 14 ottobre 2017 si è
svolto a Modena il XXX Convegno Chitarristico. Per
questa importante occasione si è voluto valorizzare il
traguardo del trentennale con la scelta di un contesto
prestigioso, ovvero il settecentesco Teatro del
Collegio San Carlo, nel suggestivo centro storico
della città emiliana. Proprio Modena aveva accolto nel
1933 il primo Convegno Chitarristico ideato da Romolo
Ferrari, ed in questo stesso teatro si svolse nel
1953
una magnifica edizione dell’iniziativa, a vent’anni
dalla sua prima ideazione. La realizzazione del
trentesimo Convengo in questa sede, ricca di
suggestioni e così legata alla storia di questi
incontri, si è svolta con grande emozione ed è stata
resa possibile anche grazie alla preziosa
collaborazione del Comune di Modena.
Data la particolare ricorrenza,
il Comitato scientifico ha voluto dedicare la mostra
documentaria che affianca ormai da anni il Convegno
alla figura e all’opera di Romolo Ferrari, rendendo
così omaggio alla sua fondamentale opera attraverso
una varietà di documenti (alcuni dei quali rarissimi),
fotografie, musiche a stampa e manoscritti autografi
provenienti da collezioni private (archivi Balestra e
Boni).
Come di consueto, a
completamento dei contenuti proposti nella giornata di
studi musicali, sono state consegnate al pubblico le
cartelline di sala contenenti materiali di
approfondimento sui singoli interventi unitamente alle
seguenti pubblicazioni:
il volume di musiche
dedicate al XXX Convegno e appositamente
composte per l’occasione, il saggio Appunti sul
“Romancero gitano” offerto dal Centro Culturale
“Fernando Sor”, il cd Musica per chitarra
di Teresa Procaccini pubblicato da Edipan, una copia
della rivista Seicorde offerta dall’editore
Michelangeli.
La giornata si è aperta con i
saluti del Vice Sindaco e Assessore alla cultura e del
Comune di Modena Gianpietro Cavazza, ha preso quindi
la parola la curatrice Simona Boni che ha aperto i
lavori di studio del XXX Convegno presentando gli
interventi dei maestri e dei relatori.
L’intervento di apertura, dal
titolo Alle origine delle sei corde: la vihuela nel
Rinascimento spagnolo, è stato tenuto da Paolo
Cherici che ha approfondito il breve ma fondamentale
periodo di sviluppo del repertorio per vihuela. Questo
strumento presentava una forma simile alla chitarra ed
era armata di sei cori doppi, era infatti anche
denominata ‘chitarra a sei cori’ per distinguerla
dalla chitarra a quattro diffusa nello stesso periodo.
Conobbe una intensa fioritura (testimoniata dalle
intavolature di compositori come Milán, Narváez,
Mudarra, Valderrabano, Pisador, Fuenllana) in Spagna
nei decenni centrali del Cinquecento, per poi cessare
in maniera definitiva. Dato l’inestimabile valore
delle composizioni pervenuteci, delle quali Cherici ha
eseguito alcuni illuminanti esempi, risulta
significativo e anzi irrinunciabile poter oggi
interpretare questo repertorio sia su strumenti
filologici sia sulla moderna chitarra che ben si
presta a riproporre le opere dei vihuelisti senza che
vadano persi il carattere e l’equilibrio espressivo
originali.
Il contributo successivo, a cura
di Nicola Jappelli con la partecipazione del soprano
Pilar Moral, ha offerto l’occasione per approfondire
la musica per voce e chitarra di Fernando Sor, con
l’esecuzione di alcune pagine scelte fra le sue
seguidillas e ariette italiane. Il
compositore catalano ha riservato una particolare
attenzione alla vocalità: egli stesso infatti era
abile cantante e aveva dedicato una sezione del suo
fondamentale Metodo per chitarra proprio ai
problemi legati all’accompagnamento della voce. La sua
ricca produzione per voce e chitarra è una
testimonianza straordinaria della sua inventiva e
freschezza compositiva che è stata particolarmente
apprezzata nella suadente voce di Pilar Moral e
nell’accurata resa strumentale di Nicola Jappelli, che
si è avvalso di una interessante copia da un esemplare
G. Stauffer del 1830 circa, realizzata da Bernhard
Kresse.
L’ambito
chitarristico ottocentesco è stato oggetto anche del
prezioso apporto di Alberto Mesirca, che ha
relazionato in merito a una sua importante scoperta di
opere originali per il nostro strumento nella
collezione Sutro, presso la Biblioteca Statale di San
Francisco. Si tratta di un corpus di
manoscritti di particolare interesse storico e
musicale, donati a questo ente da un ricco uomo
d’affari vissuto nell’Ottocento, Adolph Sutro, che li
aveva acquistati in Messico. In particolare due volumi
della collezione contengono musiche riconducibili a
stili e autori di diversa provenienza in grado di
testimoniare il gusto musicale in voga in Messico nel
XIX secolo e ci restituiscono pagine di particolare
interesse per la chitarra. Dopo la descrizione del
notevole ritrovamento, Mesirca ha proposto l’ascolto
di una selezione di queste musiche, presentate
nell’occasione del XXX Convegno Chitarristico in prima
esecuzione italiana.
Nell’intervento
seguente, tenuto da Jan de Kloe, sono stati messi in
luce interessanti aspetti di carattere musicologico
relativi alla prima metà del Novecento e desumibili
dalla corrispondenza con i chitarristi italiani di
Vahdah Olcott-Bickford (1885-1980), il cui omonimo
fondo è oggi conservato presso la Biblioteca della
California State University a Northridge. Negli anni
Venti Vahdah ha fondato la American Guitar Society di
Los Angeles, raccogliendo durante la sua lunga
esistenza una considerevole collezione di opere per
chitarra. Testimonianza della sua fervida attività è
il suo ricco epistolario, che insieme ad altri
documenti quali lettere, programmi concertistici,
fotografie, rivela ancora oggi informazioni e notizie
utili per approfondire l’attività di molti chitarristi
a lei coevi. In particolare molto intensi furono i
contatti con note personalità italiane legate al mondo
della chitarra fra le quali si ricordano Brondi,
Mancinelli, Murtula, De Rogatis, Calace.
La prima parte del Convegno si è
conclusa con il contributo di Luca Trabucchi e del
tenore Leonardo De Lisi che hanno presentato al
pubblico l’esecuzione di opere di raro ascolto di
Ettore Desderi e Mario Castelnuovo-Tedesco. Le Due
Cacce quattrocentesche del 1955 di Desderi e
Vogelweide, Ein Lieder-Cyclus op. 186 del 1958 di
Castelnuovo-Tedesco sono infatti pagine oggi poco
conosciute ed eseguite, che meritano di essere
valorizzate trattandosi di significativi lavori dei
due compositori accomunati dall’interesse verso il
nostro strumento, dalla condivisione colta e raffinata
del gesto compositivo, dall’amore per la poesia quale
sincera fonte di ispirazione. Quest’ultimo aspetto
appare particolarmente significativo nelle opere
proposte all’ascolto che rivelano una perfetta
integrazione tra voce e accompagnamento strumentale.
Alla conclusione della
mattinata i chitarristi si sono riuniti per la
fotografia di gruppo realizzata da Marco Cavina,
quindi è stato offerto ai convenuti un pranzo a buffet
nella Sala dei Cardinali, una delle più suggestive
sale dell’antico palazzo del Collegio San Carlo,
ubicata nello stesso piano del Teatro e decorata da
splendidi affreschi settecenteschi.
La sessione pomeridiana del
Convegno si è aperta con un’interessante relazione di
Massimo Felici dal titolo Il repertorio di Andrés
Segovia a trent’anni dalla sua scomparsa.
Nell’intervento è stato analizzato il dibattito,
ancora in corso, tra generazioni di interpreti in
merito al confronto tra le fonti edite e quelle
manoscritte del repertorio dedicato al grande maestro
spagnolo. Si tratta di un problema di non facile
soluzione che caratterizza molte opere per chitarra
del Novecento, in quanto non sempre è possibile
ricostruire con precisione il rapporto tra il testo
originario del compositore e gli interventi di
modifica apportati dall’interprete che, nel caso di
Segovia, è stato anche dedicatario, revisore ed
editore. Si pensi al riguardo alla genesi di opere di
compositori quali Tansman, Castelnuovo-Tedesco, Turina,
Torroba, Ponce, Villa-Lobos, Mompou e molti altri. A
conclusione del suo contributo, Massimo Felici ha
eseguito su una chitarra Miguel Simplicio costruita a
Barcellona nel 1934 alcuni esempi tratti dal
repertorio segoviano.
In seguito ha preso la parola
Cinzia Milani che ha voluto rendere omaggio alla
celebre chitarrista Ida Presti nel cinquantenario
della scomparsa con un accurato lavoro discografico,
raccogliendo opere dedicate a questa straordinaria
artista e musiche composte dalla stessa Presti. Cinzia
Milani ha spiegato come le ricerche effettuate si
riconducano a un progetto più ampio di riscoperta
della concertista. Si tratta di un lavoro di indagine
che ha coniugato interpretazione musicale e ricerca
biografica, nel corso del quale le è stato possibile
entrare in contatto con personalità che hanno fornito
testimonianze inedite dell’arte di Ida Presti.
Particolarmente proficua è stata la conoscenza e
l’amicizia con Isabelle Presti, nipote di Ida, che ha
permesso a Cinzia di approfondire le ricerche
illuminando una parte forse un po’ sconosciuta e
dimenticata della sua vita musicale: quella di
compositrice e solista. Nella speciale occasione del
presente Convegno, Cinzia Milani ha presentato al
pubblico l’esecuzione di alcune musiche dedicate a Ida
Presti su strumenti a lei appartenuti: due chitarre
Julian Gomez Ramirez del 1934 e 1936.
Gli interventi successivi sono
stati incentrati su musiche per chitarra composte in
tempi più recenti, fino ad arrivare ai nostri giorni.
In particolare Andrea Dieci ha proposto l’esecuzione
di alcune opere di Toru Takemitsu, considerato il più
importante compositore di musica contemporanea
giapponese e tra i più significativi dell’intera area
asiatica. L’inconfondibile stile di Takemitsu è
caratterizzato dall’integrazione di elementi
occidentali e orientali quali, ad esempio, il rapporto
paritario tra suono e silenzio e il concetto di
composizione come flusso sonoro non strutturato. Data
la sua sensibilità al timbro, Takemitsu non poteva non
subire il fascino della chitarra, strumento che
apprezzò molto e al quale dedicò opere solistiche e
cameristiche. Andrea Dieci ha saputo offrire al
pubblico una raffinatissima interpretazione di alcuni
brani tratti dai due principali filoni dalla
produzione takemitsiana per chitarra sola: le opere
originali e le trascrizioni di canzoni tratte dal
repertorio popolare internazionale.
Nuove frontiere di ricerca
compositiva sono state messe in evidenza da Ganesh Del
Vescovo che ha spiegato il proprio rapporto con la
dimensione sonora, un rapporto complesso che lo
coinvolge non solo come musicista, ma anche come
compositore. Ecco dunque la genesi di nuove opere si
pongono per Ganesh del Vescovo come naturale
prosecuzione di una indagine personale, destinata a
durare tutta la vita. Ganesh ha quindi eseguito una
scelta delle sue composizioni (Studi n.
8-9-10-12 dai Sei studi II serie, Scherzo
dal I Volume Guitar Concert, Frammenti
n. 5-6 dai Sette Frammenti, Fantasia sopra
melodie indiane n. 7 dalle Otto Fantasie)
volta a mettere in luce tecniche particolari capaci di
esprime inediti aspetti delle infinite possibilità
sonore e musicali della chitarra.
Un’attenta riflessione sul mondo
musicale odierno, con particolare riferimento al
contesto chitarristico, è stata presentata da Filippo
Michelangeli che ha proposto alcune considerazioni di
notevole interesse, avvalorate anche dalla sua
esperienza di editore nell’ambito dell’informazione
musicale. Michelangeli ha evidenziato come
l’informazione sia uno strumento irrinunciabile nella
diffusione della cultura e della musica, a condizione
che sia di qualità: essa ha il dovere di verificare i
fatti di cui si occupa e di renderli fruibili al
pubblico al quale si rivolge. Gli eventi della musica
- siano essi concerti, concorsi o nuove pubblicazioni
e registrazioni - esistono solo nel momento in cui
vengono raccontati: ecco dunque il ruolo
imprescindibile della stampa musicale, che li
commenta, li spiega, li compara a eventi affini. Il
mondo della chitarra compartecipa delle stesse regole:
in merito ai diversi interrogativi che è possibile
porsi su queste tematiche, Michelangeli ha esposto il
suo personale punto di vista, offrendo un’analisi
molto attuale sul modo della chitarra che è stata
seguita con attenzione dal pubblico.
La conclusione del XXX Convegno
Chitarristico è stata lasciata alla musica, con
l’esecuzione di nuove opere firmate da compositori che
hanno accolto un’idea promossa dal Comitato
Scientifico dell’iniziativa per celebrare questa
speciale ricorrenza. Le composizioni, sei delle quali
raccolte nel volume a stampa presentato al pubblico,
sono state interpretate per l’occasione da Goran
Listes: I Remember di Teresa Procaccini,
Gocce di Andrea Chezzi, Improvvisazione di
Giovanni Scaramuzza, Oson zes di Giovanni
Indulti, Cantares di Giuliano Balestra,
Preludio a un addio di Paolo Marchettini,
Serenata Curda di Claudio Dall’Albero.
Se nell’ambito dei convegni
ideati da Romolo Ferrari non mancano esempi di
sollecitazione alla scrittura di nuove opere per la
chitarra, anche oggi possiamo considerare aperto
questo aspetto: il mondo sonoro delle sei corde offre
ancora emozionanti possibilità creative. E citando la
prefazione al volume delle musiche dedicate a questo
trentennale, non possiamo infine dimenticare che
proprio nel dialogo tra passato e presente si trova
l’«espressione preziosa di questa straordinaria storia
della chitarra in Italia».
V.Pocci,
Il XXX Convegno Chitarristico
Programma
Presentazione degli interventi
Fotografie
Video
Composizioni
dedicate al XXX Convegno Chitarristico
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