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VI Convegno Chitarristico

VI Convegno Chitarristico, Pisa, Palazzo Alla Giornata, 29 maggio 1938

      Il 29 dello scorso Maggio ha avuto luogo a Pisa, in una magnifica sala dello storico palazzo «Alla Giornata» il raduno dei chitarristi italiani.
      Come era stato annunciato, il concerto serale è stato eseguito dal nostro Direttore letterario Prof. Benvenuto Terzi, invece che da un chitarrista di fama d’altra nazione.
      Il buon esito della riunione, oltre che per gli argomenti trattati, va anche attribuito alla accurata e perfetta organizzazione dovuta alla appassionata fatica del nostro associato e solista Dr. Orlando Lucatti, coadiuvato dal Sig. Ranieri Geminiani, presidente della Corale pisana. Ad ambedue ed ai loro collaboratori, rivolgiamo i dovuti elogi ed i più vivi ringraziamenti.

                                                                                 Discorso di apertura

      Alle 9.30, presenti numerosi rappresentanti la classe dei chitarristi ed amatori e qualche liutaio, si apre la seduta sotto la presidenza del Prof. Romolo Ferrari che porge un saluto a tutti i convenuti.
      Quindi, con commossa parola, commemora l’indimenticabile Miguel Llobet e i valorosi chitarristi Giuseppe Citterio di Bergamo e Guglielmo Castelli di Clusone, esaltandone le virtù di artisti e di cittadini, e invita l’assemblea a mantenersi per un minuto in devoto raccoglimento.
      Poscia rivolge un fraterno saluto e un augurio di sollecita guarigione al Maestro Manlio Biagi, assente per malattia.
      Ricordando la III Giornata chitarristica tenuta a Firenze, ove ebbe a collaboratore e organizzatore il non mai abbastanza compianto Maestro Amerigo Parrini che nella storia della chitarra e del liuto ha lasciato un profondo ricordo per il suo valore come insegnante e per l’ardente amore alla nostra arte, ne tesse l’elogio.
      Con rapidi cenni passa a ricostruire la storia del nostro istrumento, dalla sua comparsa all’epoca della prima dinastia egiziana ai giorni nostri, mettendo in rilievo i migliori maestri del nostro tempo quali il Tarrega, il Sickra, Segovia, Mozzani, Terzi e molti altri. Accenna anche ai liutai Torres, Ramirez, Mozzani ed a quelli che presero parte al concorso, indetto l’anno scorso dalla nostra rivista, per dire con quali pazienti e minuziosi studi, hanno saputo fare una creazione perfetta del nostro istrumento.
      Dimostra la necessità dei raduni annuali, che servono a tener viva la fiamma della nostra arte e illustra i vantaggi che derivano dal tenere i nostri congressi sempre in località differenti, per dar modo ai più lontani di poter, di quando in quando, parteciparvi.
      Osserva che anche in Germania si fanno riunioni del genere, ma con differenti programmi. Mentre noi ci occupiamo esclusivamente di arte classica, quelli si dedicano ai canti popolari con accompagnamento di chitarra.
      Pone fine al suo dire augurando ai giovani chitarristi italiani d’essere degni seguaci dei grandi maestri dell’800 quali: Legnani, Giuliani, Carulli, Regondi, Carcassi e Zani de Ferranti giudicato dal Paganini e dal Rossini come il miglior chitarrista d’Europa. Quest’ultimo morì a Pisa il 28 Novembre 1878 e il Prof. Ferrari fa invito ai presenti di andare tutti uniti in via S. Maria, in devoto pellegrinaggio davanti alla casa che raccolse l’ultimo respiro del grande Maestro e propone che sulla facciata della casa stessa, venga apposta una lapide che lo ricordi ai posteri.

                                                                                Ordine del Giorno

      Il Presidente promuove un voto di plauso ai direttori della nostra rivista Dr. Riccardo Vaccari e Prof. Benvenuto Terzi per l’indefessa ed appassionata opera svolta con molta competenza nel nostro periodico.
Giorgio Pezzoli propone di abbondare in modernità nella parte musicale della rivista, lasciando un po’ in disparte la vecchia musica.
      In questa sua intenzione è appoggiato dal Dr. Murtula. Il prof. Gullino, assenziente Mastro Vio, non è di questo parere.
      Con validi argomenti propone il ritorno all’antico, fonte inesauribile di bellezze musicali, per poter fare della buona musica moderna della quale sentiamo vivo bisogno.
      La discussione si fa vivace ed il Prof. Ferrari conclude, con l’approvazione dell’assemblea, che la migliore soluzione e quella di accontentare tutti. Quindi si pubblicherà musica antica e musica moderna scegliendo fra le migliori.
      Si discute poi la proposta per un concorso di composizione musicale o di liuteria.
      Il Dr. Murtula decide per un concorso di liuteria e viene da tutti approvato.
Mastro Vio avverte che lo schema di regolamento per detto concorso, dovrebbe essere presentato dai liutai stessi, dopo stabilito il tipo di istrumento che si desidera.
      Il liutaio Ferrarotti vorrebbe mantenere la forma spagnola che ritiene sia la migliore.
Mastro Vio non è di questo parere e vorrebbe che la forma fosse italiana con lievi modificazioni che, mantenendo all’istrumento la prerogativa della dolcezza di suono delle nostre Guadagnini, potesse avvantaggiare di una maggiore sonorità.
      Il Dr. Vaccari è propenso per una via di mezzo ed il Dr. Murtula propone per la forma italiana, tenendo presente tutto quanto di meglio possono offrirci le chitarre estere.
      In questo, sono d’accordo il Dr. Vaccari e Mastro Vio.
      Ferrarotti promette di disegnare nuovi modelli.
      Viene quindi aperta la discussione per un sistema unico di scrittura musicale per la chitarra.
      Relatore il Dr. Vaccari. Essendo l’argomento molto vasto viene deciso di pubblicare la relazione in un prossimo numero della rivista.
      Coloro che avranno desiderio di prendere parte alla discussione potranno inviare al nostro periodico che le pubblicherà, le proposte, i suggerimenti o i consigli che intendono di dare.
Durante la lettura della relazione il Dr. Murtula interviene per approvare quanto il Dr. Vaccari è andato esponendo.
Il Presidente chiede quindi all’assemblea di designare la futura sede per la giornata chitarristica, che avrà luogo nel venturo anno.
      Mastro Via propone quella di Torino.
      Il Prof. Ferrari fa la stessa proposta anche per aderire a un desiderio espresso lo scorso anno dai maestri Reineri e Capirone e perché per quell’epoca si vorrebbe degnamente commemorare il centenario della morte di Ferdinando Sor.
      Il Prof. Gullino propone che per l’occasione venga aperta una mostra libraria della chitarra, che dovrebbe interessare oltre i chitarristi e gli amatori, anche il pubblico.
      Prima di dichiarare chiusa la seduta il Dr. Vaccari legge le adesioni di coloro che, per ragioni speciali, non hanno potuto prendere parte al raduno.

                                                                                  Visita ai monumenti

      Terminati i lavori i congressisti si recano in Via S. Maria e si raccolgono davanti alla casa ove morì Marco Aurelio Zani de Ferranti, in devoto raccoglimento.
      Questo artista, tanto ammirato da Rossini e Bellini e dal Re del Belgio, che lo nominò suo chitarrista onorario, è stato una delle figure più interessanti dell’epoca come compositore e come letterato, poeta e latinista.
      A dodici anni scriveva già dei buoni versi  latini. Occupò anche la cattedra di lingua italiana a Bruxelles.
Si inizia quindi la visita ai monumenti attraverso le belle larghe vie di questa città ed i meravigliosi lungarni. La caratteristica principale di Pisa è certamente la quiete e il suo purissimo cielo che si riflette nel fiume in una vaghissima gamma di colori.
      Si raggiunge così il vasto rettangolo della piazza del Duomo coperto di erba, senza albero alcuno che ne distragga l’attenzione. La nostra vista si concentra tutta sul Duomo stesso e su la Torre pendente di forma cilindrica, a otto piani di colonne sovrapposte, con una inclinazione di circa 4 metri – che ha servito a Galileo per le sue esperienze su la legge della caduta dei gravi.
      Si ammira il Battistero tutto in marmo scolpito con figure a rilievo di Nicolò Pisano, isolato con duplice ordine di colonnine e la meravigliosa cupola ove l’eco risponde più volte con effetti armonici sorprendenti, che potrebbero dar motivo di studio ai nostri liutai. Si visita quindi il Camposanto, fondato sopra un’area coperta dalla terra del monte Calvario, trasportata dall’armata pisana della III Crociata. Qui si ammirano i ricchi e splendidi monumenti sepolcrali e gli affreschi suggestivi, dipinti da Benozzo Gozzoli, dall’Orcagna e da altri insigni pittori del XIV secolo.
      Intanto è sopraggiunta l’ora della colazione e occorre dir subito che, per l’interessamento del Dr. Lucatti, per qualità e quantità di cibi e di vini – squisiti il chianti e lo spumante – è riuscita la migliore fra tutte quelle che si è avuto occasione di fare durante le giornate chitarristiche.

                                                                      L’Accademia del pomeriggio

      Alle ore 15.30 nel salone dei concerti del R. Teatro Verdi si dà principio all’Accademia chitarristica.
      Si presenta primo, il solista Pietro Volpini che suona: Amoroso e Armonia dell’Op. 148 di M. Giuliani con grazia e sicurezza, interpretando molto bene il grande Maestro ed è fatto segno da significativi applausi da parte del pubblico e dei colleghi.
      Lo segue il solista Giorgio Pezzoli che suona: Fingals-Höhle dell’Op. 13 di J. K. Mertz,  Capriccio dell’Op. 20 di Legnani e Serenata nostalgica di sua composizione. Egli ha dimostrato di possedere una spiccata musicalità, padronanza dell’istrumento ed una buona tecnica. Il pubblico lo ha insistentemente applaudito e chiede un bis che viene accordato suonando: «Carmela di de Curtis» trascritta dal Mozzani. È nuovamente e vivacemente applaudito.
Si ripresenta Pietro Volpini col fratello Sabatino Volpini, distinto violinista, ed eseguiscono: Suonatina n. 5 dell’Op. 3 di N. Paganini e Tema con variazioni Op. 25 di M. Giuliani.
      I due fratelli sono fatti segno a vivi applausi, sia per le ottime doti dimostrate dal chitarrista, sia per l’ottima interpretazione da parte del violinista che ha saputo interpretare con giustezza la musica paganiniana e quella del Giuliani.
Si presenta quindi Eber Romani che dà prova di buona preparazione tecnica e di doti musicali che gli predicono buona riuscita. Suona: Preludio e Bourrée di Bach. Viene vivamente applaudito.
      Segue Vittorio Sassetti che suona con garbo riscuotendo molti applausi: Ricordi di Alhambra di Tarrega e Melodia notturna di Sancho.
      Chiude il concerto il Trio di chitarra composto dal Dr. Riccardo Vaccari, Marco Carini e Raffaele Suzzi, che suona: Minuetto dell’Op. 25 di L. Boccherini, Momento musicale di F. Schubert e Notturno romantico di R. Vaccari.
      Nell’esecuzione di questi pezzi, resi con perfetto stile ed eleganza, si nota sopratutto un affiatamento non comune e un’espressione delicatissima.
      Il Minuetto e il Momento musicale non potevano essere interpretati in modo migliore; il Notturno romantico reso con sentimento finissimo, dice delle qualità musicali del compositore che sono veramente ottime e di fresca vena.
      Il pubblico ha vivamente e ripetutamente applaudito.
      Essendo stata rinviata la festa del Gioco del Ponte, pochi degli intervenuti profittano per visitare più comodamente la città; in parecchi invece ci rechiamo alla casa del Dr. Lucatti ove siamo accolti con la ben nota cortesia e signorilità che lo distingue.
      Siamo subito attratti dai numerosi quadri appesi alle pareti delle diverse stanze. Ne notiamo alcuni di pregio, compresa una grande tela raffigurante una battaglia, attribuita ad Ambrogio da Fossano, detto Borgognone (Sec. XIV); si discute l’attribuzione, ma si è d’accordo nel ritenerla degna di una galleria. Viene esaminata anche l’imponente raccolta di chitarre che, per tutti noi, è interessantissima.
      Ve ne sono di varie epoche, di varie forme, di varie dimensioni e ne contiamo ben 32 disposte in bell’ordine entro apposite vetrine. Molto notata una chitarra del Legnani e fra le altre, apprezzatissima, una di autore ignoto, della prima metà dell’800. Indubbiamente è stata sottoposta ad un’accurata quanto amorevole riparazione, che l’ha beneficiata di una voce così dolce ed armoniosa da far stupire tutti i convenuti, parecchi dei quali la guardano con occhi pieni di desiderio e quasi di invidia.
      Ben si comprende come questo istrumento sia il più caro al Dottore, che lo usa, a preferenza d’ogni altro, per i suoi studi.
      Ci congratuliamo con lui sia per la sua nobile passione di raccoglitore e di chitarrista, sia perché si è prodigato fino all'estremo limite del possibile affinché la nostra manifestazione riuscisse degna della sua città e dei convenuti.
      Egli ha pensato a tutto, ha provveduto a tutto, fino a far coniare un distintivo elegante e ben riuscito, a ricordo di questa Giornata chitarristica.
      Intanto è arrivata l’ora del concerto serale che deve chiudere la nostra manifestazione e ci avviamo verso il lungarno.

                                                                      Il Concerto di Benvenuto Terzi

      Alle 21.30 la bella sala del palazzo «Alla Giornata» – fatto costruire nel 1594 dal nobile Francesco Lanfreducci su disegni dell’Architetto Cosimo Pagliano – ove ha sede l’Istituto di Cultura Fascista, è letteralmente gremita di pubblico eletto, di musicisti e amatori che attendono di riudire il Prof. Terzi.
      Dico riudire, perché la sera precedente aveva già dato prova della sua valentia nel concerto eseguito al Dopolavoro Ferroviario, meravigliando il pubblico che era accorso a sentirlo.
      Quando appare, per dare principio alla esecuzione del programma stabilito – e già annunciato nella Rivista dello scorso Maggio – è accolto dalle più vibranti manifestazioni di stima e di simpatia.
      Fino dai primi accordi avvince l’uditorio che lo segue nel più profondo silenzio per prorompere alla fine di ogni pezzo, in un delirio di applausi.
      Il pubblico ha subito compreso di trovarsi davanti ad un virtuoso che non sfoggia acrobatismi per impressionare, ma che impiega la sua poderosa tecnica a servizio dell’arte affinché la musica da lui trattata sia resa nella sua più alta espressione.
      Profondità di interpretazione, elevatezza di stile e di sentimento, maestria nel colore sono i suoi indiscutibili pregi che furono particolarmente riconosciuti nell’esecuzione dell’«Alborada» di Tárrega, nelle sue composizioni «Barcarola», «Piccola fiaba», «Fantasia di Spagna» e nella sua trascrizione de «La Campanella» di Paganini che ha trasportato il pubblico nell’entusiasmo più acceso e lo ha spinto a una esplosione di plauso veramente eccezionale.
      Nei riguardi del suo concerto «Il Telegrafo» del primo Giugno così si esprime:

      «Coi suoi due concerti tenuti in Pisa, Benvenuto Terzi ci ha fatto conoscere pienamente di quali doti particolari sia stato dotato da madre natura per giungere all’elevato grado di abilità ch’egli possiede. Il suo tocco è limpido, puro, dolce, senza crudezza: il suono scaturisce dallo strumento, armonioso e vibrante, e la chitarra “canta” come se fosse ora un violoncello, ora un pianoforte ed ora l’arpa stessa.
      Gli armonici sono della più bell’acqua, cristallini: i numerosissimi effetti che il Terzi sa ricavare dal suo istrumento, non sono da dire.
      Per cui l’esecuzione risulta varia, attraente, colorita, sempre ricca di inattese sorprese e quindi piena di interesse.
      Come compositore il Terzi ci rivelò la sua genialità in diverse pregievoli composizioni che egli stesso eseguì.
      Avemmo modo cosi di gustare ed apprezzare i seguenti suoi pezzi:
Nevicata, pastorale; Imitando l’arpa; Fantasia di Spagna; Barcarola e Piccola fiaba nonché varie riduzioni. Tra queste ultime, quella che mandò letteralmente in visibilio il pubblico fu la famosa Campanella di Paganini. Gli effetti che il Terzi riuscì a cavare da questo brano, furono davvero al disopra di ogni aspettativa.
      Sì che insistentemente richiestone, egli dovette concedere vari bis fuori programma.
      La VI Giornata chitarristica italiana si chiuse quindi fra un subisso di applausi, sortendo il miglior successo che, da parte degli organizzatori e dei partecipanti e del pubblico intervenuto, potesse certo desiderarsi».
      
       E finalmente veniamo ad una conclusione: l’accoglienza di Pisa alla nostra Giornata chitarristica ha segnato per noi una indimenticabile soddisfazione, direi quasi un trionfo per il nostro istrumento e per coloro che gli dedicano studio e fatiche.
      Però, esaminando il cammino percorso, di fronte all’evidente stupore suscitato dai nostri concertisti, dobbiamo convincerci che ancora il nostro strumento è tutt’altro che conosciuto ed il pubblico è ben lontano dall’assegnargli quella valutazione alla quale ha diritto.
      L’accoglienza di Pisa e d’altre città va bene, ma.... un fiore non fa primavera.

 

G. Vio, La VI Giornata Chitarristica Italiana, La Chitarra, V, n. 6, 1938, pp. 41-45.

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