Al Conservatorio di Trento la
rilettura delle tappe del '900
Il fascino profondo della
chitarra
TRENTO - In un
recente incontro pubblico presentato dal
Consevatorio Bonporti dì Trento e curato da
Norma Lutzemberger la storia novecentesca della
chitarra ha rivendicato le proprie ragioni. Lo
ha fatto attraverso la figura di Romolo Ferrari,
cui un gruppo di studiosi hanno dedicato un
ampio lavoro. Il musicista modenese è stato
l'artefice principale di quel movimento di
affermazione chitarristica in Italia, lungo la
prima metà del Novecento, che ha condotto al
riconoscimento accademico negli ordinamenti dei
Conservatori di Stato. Modena grazie alla sua
opera infaticabile - Ferrari era dotato di
tenacia e creatività - ha svolto in quel tempo
un ruolo capitale, richiamando a sé nelle
celebri giornate promosse dal musicista
l'attenzione nazionale e internazionale.
Stretto amico di Segovia, Romolo Ferrari si fa
ricordare anche per la attenzione storico al
repertorio: collezionista infaticabile e
appassionato, raccoglie una enorme messe di
materiale musicale ottocentesco, oggi
preziosissima fonte per la ricerca e
l'esecuzione.
L'occasione dì
conoscenza offerta dal Conservatorio di Trento
ha visto relatori Simona Boni, curatrice dei
volume (Romolo Ferrari e la chitarra in Italia
nella prima metà del Novecento, Mucchi editore,
Modena, 2009) e Enrico Tagliavini, l'eminente
maestro parmigiano che deve l'avvio della
propria carriera a Ferrari. Nel volume si
ricostruisce la biografia dell'artista, si
affrontano in più saggi aspetti decisivi dello
sviluppo musicale e segnatamente chitarristico
dalla riscoperta del repertorio liutistico
antico al rapporto con il mandolino,
dall'editoria alla liuteria, si illustrano
infine alcune figure rappresentative di quel
movimento culturale rilevante che è stato, in
quel lungo periodo, il chitarrismo italiano:
Teresa De Rogatis e Elena Padovani accanto a
Benvenuto Terzi, Giovanni Murtula e Luigi
Mozzani, bisnonno di Alessandro Tamburini. Tra i
protagonisti anche Cesare Lutzemberger, cui è
dedicato uno studio a firma di Norma
Lutzemberger che tocca le multiple dimensioni
dell'attività del padre: concertista, didatta di
successo, compositore di intima vena lirica,
personalità attenta, partecipe, grande cultore
del melodramma italiano. Una pagina dello stesso
artista trentino è stata ascoltata
nell'interpretazione di Tagliavini.
Giuseppe Calliari
in «L’Adige», 4 aprile
2010, p. 9
|