Romolo
Ferrari e la Chitarra in Italia nella prima metà
del Novecento
Fino a non molto
tempo fa parlare della chitarra in Italia nei
primi decenni del '900 era come imbattersi in
una sorta di "buco nero": gran parte era stato
"rimosso" dalla memoria collettiva e quel poco
che si sapeva era per lo più
bollato di dilettantismo o provincialismo! Ci
sono volute alcune meritorie pubblicazioni che
hanno man mano infranto l'oblio, riportando
alla luce in una giusta prospettiva figure
come quelle di Luigi Mozzarti, Benvenuto
Terzi, Maria Rita Brondi o Teresa De Rogatis,
per farci rendere conto che la chitarra aveva
avuto all'epoca una vita più che salda, svolta
certamente in sordina e nelle retrovie
rispetto i clamori dei circuiti ufficiali
della musica, ma animata da figure che con
strenua passione erano riuscite non solo a
mantenere desta l'attenzione intorno allo
strumento, ma addirittura a
creare le
condizioni per un suo definitivo approdo tra
gli strumenti di rango, fino ad essere
accolta in Conservatorio. Di questa storia
oggi ne siamo più
consapevoli, ma è con la presente
pubblicazione dedicata a Remolo Ferrari,
figura, come tante altre dell'epoca rimasta un
po' nell'ombra a dispetto della grande
operosità spesa a favore della chitarra anche
a livello internazionale, che finalmente
abbiamo un primo ritratto completo ed
esaustivo di un periodo storico in cui lo
strumento fu protagonista di tanti eventi,
continuando ad animare le passioni di
musicisti e semplici "dilettanti" in
tutt'Italia. Il prezioso volume, pubblicato
sotto gli auspici dell'Accademia Nazionale di
Scienze Lettere e Arti di Modena e curato
dall'infaticabile chitarrista-musicologa
Simona Boni, è quanto di più "scientifico" e
aggiornato ci sia riguardo un'intera epoca,
quella che va dai primi decenni del '900 fino
al dopoguerra, che proprio in Remolo Ferrari
vide uno dei suoi massimi esponenti. Nato a
Modena nel 1894 e morto nella stessa città
nel 1959, Ferrari si dedicò alla chitarra sia
nelle vesti di apprezzato esecutore (fu
allievo di Mozzani), che in quelle di
compositore, affiancando a queste attività lo
studio del contrabbasso, strumento col quale
si diplomò e con cui lavorò anche in ambito
orchestrale (all'epoca la chitarra non era
inserita nei programmi del Conservatorio e chi
ambiva al titolo di "professore" - cosa che
Ferrari con un certo compiacimento amava
ostentare nel "ristretto" mondo della
chitarra! - doveva dedicarsi per forza ad un
altro strumento). Ma i suoi meriti maggiori
furono soprattutto in campo divulgativo:
coltivò contatti con i maggiori esponenti
della chitarra a livello internazionale
(primo tra tutti Segovia di cui fu grande
amico), fu un
infaticabile
studioso (a lui si devono i primi studi di
rilievo su Legnani, Zani De Ferranti e tanti
altri chitarristi ottocenteschi) e un
impareggiabile promotore della chitarra. In
quest'ultimo campo Ferrari si distinse
attraverso numerose iniziative, tra cui
l'organizzazione di concerti, le
collaborazioni con le riviste La Chitarra
e L'Arte Chitarristica (fondata nel
dopoguerra, di cui fu direttore), e, infine,
vero fiore all'occhiello, l'ideazione e
realizzazione di una serie di convegni
chitarristici che, partiti nel 1933 a livello
italiano 'a latere' delle attività
promosse dall'Associazione "Giuliani",
assunsero carattere internazionale
trasferendosi alla fine in Germania e poi,
appena dopo la sua morte, in Giappone dove si
fermarono definitivamente nel 1962 giunti alla
21a edizione. Il volume, dunque,
oltre a disegnare un ritratto a tutto tondo
del musicista, è l'occasione per offrire un
più ampio resoconto sulla chitarra negli anni
in cui Ferrari operò. Tale ritratto è affidato
a numerosi contributi firmati dai maggiori
esperti del settore. Negli scritti di Mario
Dall'Ara, Giacomo Parimbelli, Sergio
Sorrentino, Marco Bazzotti, Clara Campese,
Vincenzo Pocci, Maurizio Mazzoli, Giuliano
Balestra, Norma Lutzemberger, Luciano Chillemi,
e, poi, la stessa Sìmona
Boni e tanti altri, abbiamo una lucida ed
esaustiva restituzione del mondo chitarristico
di quegli anni, investigato nei suo
molteplici aspetti: l'editoria, la produzione
compositiva, la liuteria, le riviste, i
musicisti, i personaggi di spicco, con
l'aggiunta di approfondimenti più specifici su
Luigi Mezzani, Maria Teresa Brondi, Teresa De Rogatis, Cesare Lutzemberger, Benedetto di
Ponio, Giovanni Murtula, Elena Padovani,
Pasquale Taraffo, Benvenuto Terzi e altri. Il
libro è stato presentato in occasione di una
rediviva riproposizione del Convegno
Chitarristico, la 22a edizione
svoltasi a Modena lo scorso anno a distanza di
un cinquantennio dall'ultima di Tokyo, voluta
dagli organizzatori per rendere ancor più
importante l'omaggio a Ferrari. Insomma, nel
complesso una più che meritoria iniziativa,
che, oltre ad aver reso un impareggiabile
tributo alla storia dello strumento nel nostro
paese, ricostruendone le radici e le tappe
salienti delle sue sorti primo-novecentesche
fino ai suoi estremi sviluppi (si pensi che
Ferrari fu anche tra i primi promotori della
nascita delle cattedre di Chitarra in
Conservatorio negli anni '50!), si impone,
anche, come un prezioso strumento utile a far
comprendere ed apprezzare con maggior
consapevolezza la stessa nostra odierna
identità chitarristica.
Piero Viti
in «Guitart», n.58 aprile/giugno
2010, pp. 50-51
|